
Ci sono progetti che non possono attendere, che si presentano quando magari il mondo è concentrato su altro, che paiono del tutto sconnessi con le esigenze primarie delle società (i.e. combattere il Covid) ma in realtà sono integrati e assolutamente funzionali proprio alle stesse esigenze primarie (i.e. investire per far riprendere l’economia, i posti di lavoro, il futuro dei figli). Questo è il caso dell’economia circolare, che è momentaneamente scomparsa dai riflettori della cronaca, ma che rappresenta una vera opportunità per l’Italia, come peraltro ben spiega nell’intervista di seguito l’imprenditrice Sabrina Corbo, Tecnovisionaria 2020, fondatrice con il marito della società Green Network.
Economia circolare significa, per i non addetti ai lavori, pensare a un sistema nel quale il consumo di materiali non è costante e finalizzato alla loro dismissione, ma nel quale gli oggetti e gli strumenti possono essere riciclati e usati più volte, anche con funzioni diverse dall’originaria.
L’economia circolare in Italia
Il nostro Paese ha una posizione di forza, a livello europeo, in quanto i nostri imprenditori hanno saputo, prima di altri, intuire i plus dell’economia circolare anche per il Pil nazionale: ad oggi l’Italia è prima per indice di circolarità (il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione), seguita a distanza da Germania e Francia.
Da noi ci sono oltre 500.000 persone occupate in questo settore. Nonostante i dati indichino un rallentamento causato da una mancanza di “visione” politica – ovvero di strategie nazionali e piani di azione – buone prospettive giungono per esempio dalla bioeconomia, ossia quel modello che guarda all’economia basandosi sull’uso sostenibile delle risorse naturali rinnovabili.

Oggi sappiamo che l’economia circolare sarà un asset fondamentale per la ripresa del nostro Paese dopo la tragedia Covid-19. Attenzione però: è necessario che il mondo imprenditoriale e accademico si sforzino di raccontare e spiegare meglio al cittadino quanto sia importante questo approccio, dato che, secondo un’indagine Legambiente, solo 4 italiani su 10 conoscono i principi dell’economia circolare. E gli altri?
Va da sé che l’apporto delle donne – manager, ricercatrici, imprenditrici – sarà fondamentale non solo per la gestione della tematica “circolare” dal punto di vista della comunicazione e del marketing, ma della capacità di intuire innovative prospettive di business tra le pieghe del grande mondo del riciclo e del riuso, con la creatività e l’immaginazione che solo esse possiedono*.
*Fonti: “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia” 2020, CEN- Circular Economy Network ed ENEA; “L’economia circolare in Italia”, Legambiente-Ipsos.

Gianna Martinengo
CEO DKTS
Membro dell’Advisory Board di STOA
Fondatrice e Presidente di Women&Tech®
Expertise: Innovazione tecnologica e sociale, E-Learning, Women’s Empowerment
(per maggiori dettagli sul CV, vedi: https://www.didaelkts.it/gianna-martinengo )