Il www, nato come rete militare e poi come risorsa accademica, esisteva in forme via via più evolute fin dagli anni ’60.Il 12 marzo 1989 Tim Berners-Lee depositò al Cern la proposta di creare l’infrastruttura digitale.
Ma mancava una sistematizzazione. Ciascuno sviluppava le proprie soluzioni. “Creare il web – spiegò lo stesso Berners-Lee in un’intervista del 2007 – fu un atto di disperazione, perché la situazione era molto difficile al Cern. Gran parte della tecnologia implicava il web”. L’ipertesto e la rete, disse, c’erano già: “Tutto era già stato sviluppato. Io misi solo tutti questi elementi insieme. Era il passaggio successivo, quello della generalizzazione. Andammo a un livello superiore di astrazione e pensammo a tutti i sistemi di documentazione come componenti di un sistema immaginario più grande”.
Messa così, però, rischia di essere fuorviante per eccessiva modestia. Fu Berners-Lee a creare l’Uniform Resource Locator (Individuatore di risorsa uniforme), universalmente noto oggi come Url, cioè la struttura dell’indirizzo delle pagine web, il protocollo Hypertext Transfer Protocol (il protocollo di trasferimento dell’ipertesto) a cui fa riferimento quell’http che c’è davanti a tutti gli indirizzi, e i primi standard html (Hypertext Markup Language), il linguaggio di base nel quale sono scritte le pagine web. Venticinque anni dopo, l’infrastruttura della Rete è rimasta sostanzialmente la stessa. Ma ora è uno strumento di comunicazione di massa, utilizzato non solo attraverso i grandi mainframe e i personal computer, ma come veicolo di scambio di dati e informazioni di ogni tipo attraverso i dispositivi mobili. Una vera e propria risorsa sociale, immaginare la nostra vita oggi senza internet è impossibile.
Berners-Lee è il fondatore nonché attualmente ancora il direttore del w3c (World Wide Web Consortium, un consorzio di 351 tra aziende e organizzazioni attive nello sviluppo di tecnologie per internet), che si occupa di definire gli standard della rete. Inoltre fa ricerca presso il laboratorio di intelligenza artificiale del Mit di Boston dedicando le sue energie in particolare al Centro per l’intelligenza collettiva. Per lui il viaggio insomma è appena cominciato.