altPrima di congedarsi dal suo incarico da Ministro della Pubblica Istruzione, Maria Chiara Carozza ha lasciato in un documento ufficiale, le linee guida sull’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole del nostro territorio. La presenza considerevole di bambini e adolescenti stranieri nelle nostre scuole e il percorso normativo predisposto per il loro inserimento e per la loro integrazione spingono alla progettazione di percorsi mirati e che coinvolgano le scuole e gli enti locali.
Per favorire e agevolare uno sviluppo positivo dei processi di apprendimento di tutti gli alunni, compresi quelli stranieri, la circolare ministeriale 2/2010 ha fissato al 30% la soglia di studenti con cittadinanza non italiana, ammissibili in ciascuna classe e con alcune eccezioni in casi specifici, come ad esempio, quando si è in presenza di alunni stranieri con un’adeguata conoscenza della lingua italiana. Gli uffici Scolastici regionali hanno il compito di cooperare con dirigenti scolastici ed enti locali al fine di garantire che la soglia del 30% venga rispettata.

 Oltre ad agire su una equilibrata e controllata presenza di studenti stranieri, il primo compito cui sono chiamati docenti e istituti scolastici è quello di favorire l’apprendimento della lingua italiana allo scopo di sviluppare un processo di apprendimento che renda l’alunno straniero sempre più autonomo nella comprensione linguistica durante le normali attività didattiche. Se da un lato il singolo docente deve impegnarsi nel suo ruolo di “facilitatore di apprendimento” predisponendo, appunto, percorsi facilitati di comprensione della sua disciplina, dall’altro la scuola interviene in collaborazione con gli enti locali, organizzando ore integrative per l’apprendimento dell’italiano come lingua seconda. Il documento del Ministro contiene una parte consistente dedicata ai corsi integrativi di L2 sottolineando l’importanza, non solo del classico corso di italiano (spesso insufficiente a soddisfare lo scopo educativo che si propone), ma anche di laboratori specifici di attività linguistica.
La nomina a nuovo Ministro della Pubblica istruzione di Stefania Giannini, nel suo ruolo di ex Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, potrebbe far ben sperare in questo senso. Potrebbe cominciare, ad esempio, ad avviare una riflessione su questo tema.
Infine l’ultima parte del documento è dedicata alla formazione degli adulti e ai programmi di istruzione nei paesi d’origine dei cittadini extra comunitari. L’art. 23 del Testo Unico sull’immigrazione prevede infatti che possano essere predisposti programmi di formazione rivolti ai cittadini extracomunitari residenti nei Paesi d’origine finalizzati all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all’interno dello Stato o all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all’interno dei Paesi d’origine o, infine, allo sviluppo delle attività produttive imprenditoriali autonome nei Paesi d’origine. Come disciplinato dal D.M. 29 gennaio 2013 i programmi possono prevedere percorsi di completamento in Italia anche all’interno dei CPIA e devono necessariamente prevedere l’insegnamento della lingua italiana ed il superamento di un esame che attesti almeno il raggiungimento del livello A1. I programmi devono essere presentati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, sentito il Ministero degli affari esteri, procede all’istruttoria e, congiuntamente con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, provvede alla relativa valutazione e all’eventuale approvazione, dando precedenza ai programmi validati dalle regioni e che siano coerenti con il fabbisogno indicato da queste.

Fonte: Proposta Lavoro