La personalizzazione dei profili è uno dei punti cardine della rete sociale. L’uso di filtri tuttavia comporta un rischi: si è meno esposti di quanto si potrebbe a opinioni differenti rispetto alle proprie. In altre parole, si rischia di rimanere in un proprio cosmo, separato e parallelo agli altri, in cui si trova solo ciò che ci si aspetta di trovare.
Data Portraits: Connecting People of Opposing Views” è un saggio in cui Eduardo Graells-Garrido, ricercatore dell’Università di Barcellona, e dei colleghi di Yahoo Labs, Mounia Lalmas e Daniele Quercia, in cui viene esposta una metodologia che sfrutta Twitter, il Big data e la similarità tra utenti evidenziate dagli strumenti per la personalizzazione al fine di esporli di più a pareri opposti ai propri.

 Concentrandosi sul dibattito relativo alla legge contro l’aborto in Cile, sono stati identificati i 40mila tweet contrassegnati dagli hashtag sull’argomento, sono stati selezionati gli users all’interno del Paese e sono poi state composte delle wordcloud per ciascun utente. Gli autori le hanno chiamate data portrait e sulla base delle similarità tra ritratti, infine, Graells-Garrido e colleghi hanno suggerito dei tweet di persone dal profilo simile, ma indicativo di opinioni opposte. Del resto «le democrazie richiedono che i cittadini considerino le cose dal punto di vista degli altri».

Fonte: Wired