alt

Quello della Business Key rappresenta un caso esemplare per evidenziare le tendenze di sviluppo delle tecnologie a servizio del cittadino. Il trasferimento di tecnologie e servizi verso sistemi digitali ha un nodo centrale nel tema dell’autenticazione e del riconoscimento del valore legale di un’operazione. I sistemi sviluppati in una prima fase hanno dato una risposta efficace ma limitata all’utilizzo una singola postazione. Oggi nascono nuove tecnologie nell’ottica della mobilità, della multifunzionalità e della semplificazione.

Le tecnologie digitali contribuiscono a migliorare la nostra qualità della vita tutte le volte che ci aiutano a semplificare le procedure e a risparmiare tempo: uno degli aspetti più significativi delle innovazioni in atto nella nostra società è il tentativo di ridurre il peso delle procedure burocratiche nella vita delle persone e delle organizzazioni.

A questo scopo la diffusione di Internet e della comunicazione via web ha rappresentato un passaggio essenziale per cominciare a svolgere a distanza operazioni che prima richiedevano la presenza fisica, spostamenti e code a diversi uffici/sportelli.

Ma perché questa trasformazione potesse assumere una dimensione significativa occorreva prima risolvere il problema dell’autenticazione: per rendere valido un contratto, per effettuare un pagamento, e per tutte le procedure più importanti è essenziale verificare l’identità della persona.

Solitamente sulla carta è la firma autografa a dare valore legale a un documento. Nell’ambito digitale si sono dovute creare procedure che potessero garantire un valore equivalente ai documenti informatici o a disposizioni date via web (acquisti, richieste di servizi).

La soluzione a questi problemi è stata elaborata sulla base di sistemi di crittografia e di certificati digitali. La crittografia è un sistema che permette di trasformare il contenuto di un documento in modo che sia irriconoscibile applicando una determinata “chiave” e una serie di operazioni matematiche. Solo conoscendo la “chiave” è possibile fare il percorso inverso e rendere nuovamente leggibile il documento originale.

I certificati digitali, invece, sono file, creati sulla base di determinati standard, che contengono informazioni sull’identità del loro “proprietario”.

Grazie a tecnologie di questo tipo è potuta nascere la “Firmadigitale”, valida in Italia a partire dal DPR 513 del 1997 (ma ci sono voluti diversi anni perché diventasse effettivamente operativa), il sistema con cui è possibile sottoscrivere un documento informatico con lo stesso valore di una firma autografa. Nella Firma digitale si utilizza un sistema di crittografia (detto “a chiavi asimmetriche”) che include, nel file che si intende firmare, le informazioni contenute in un certificato digitale di sottoscrizione. In questo modo il file risulta associato all’identità di una determinata persona, come nel caso di una firma su carta.

Anche sistemi di home banking hanno sfruttato “certificati digitali di autenticazione” e appositi software di lettura dei certificati, per “riconoscere”, in modo più sicuro rispetto all’utilizzo di una semplice password, la persona che tenta di accedere a un conto corrente online e di compiervi operazioni.

L’applicazione di queste procedure ha reso però necessario l’utilizzo di nuovi dispositivi e software dedicati. Nel caso della Firma digitale occorreva finora dotarsi di:

–       una smart card, tessera con microchip rilasciata da un Ente certificatore, sulla quale risiedeva il proprio certificato digitale di sottoscrizione protetto da PIN (Personal Identification Number);

–       un lettore di smart card, dispositivo da collegare al proprio computer;

–       un software per l’applicazione della firma digitale, da installare sul proprio computer.

Tendenzialmente quindi la procedura poteva essere utilizzata solo su un determinato computer, sul quale era installato il software necessario e a cui era collegato il lettore di smart card.

Simile era il caso dei sistemi di home banking sopra citati, che richiedevano l’installazione del certificato di autenticazione e del software dedicato su un computer, per cui solo collegandosi da questa macchina era possibile utilizzare i servizi online della propria banca.

Se, quindi, questo tipo di sistema nasceva dall’intenzione di liberare le procedure dai vincoli dell’autenticazione “in presenza” (quindi evitare spostamenti fisici per firmare, tempi di attesa aggiuntivi per l’invio di documenti cartacei tramite spedizione postale, code agli sportelli per effettuare operazioni bancarie o per richiedere certificati presso un ente pubblico), la soluzione individuata permetteva sì di operare a distanza, ma da un’unica postazione: era appropriata quindi soprattutto per un modello di lavoro “sedentario”, in cui la persona opera costantemente dallo stesso ufficio.

 

La mobilità che sempre più caratterizza l’organizzazione del lavoro richiede nuove soluzioni: in quest’ottica è stata ideata la Business Key, che InfoCamere, società consortile di informatica della Camere di Commercio, ed Ente Certificatore per la Firma Digitale, presenta in questi giorni.

Rispetto alle soluzioni sopra descritte, la Business Key ha il vantaggio di includere in un unico dispositivo:

–       i certificati digitali di sottoscrizione (per la firma digitale) e di autenticazione (per l’accesso ai servizi online come l’home banking)

–       il software per la lettura dei certificati

–       il software per apporre la firma digitale ad un documento informatico

Il tutto su una “chiave USB” di dimensioni tascabili (circa 8cm x 2 cm), che si può portare sempre con sé e utilizzare su qualsiasi computer, senza bisogno di dispositivi aggiuntivi e senza bisogno di installare nessun software: si inserisce la Business Key nel computer che si ha a disposizione (in una delle proprie sedi di lavoro, in un Internet Point, a casa, da un cliente…) e si può subito operare. La base di questo sistema è la tecnologia detta “chiave USB”.

Oltre al modello della “mobilità” la Business Key ha implementato un’altra importante tendenza dell’innovazione tecnologica: quello della ricerca della “soluzione unica multifunzionale”.

Nello sviluppo di sempre nuove soluzioni che semplifichino la vita delle persone, la tecnologia può ottenere anche l’effetto paradossale di moltiplicare le apparecchiature e i programmi che dobbiamo utilizzare, creando quindi un nuovo livello di complessità. Per questo oggi si sente l’esigenza di integrare in un unico dispositivo le funzionalità di molti strumenti: è il caso ad esempio degli smartphone che che oggi possono fungere da agenda elettronica , da lettore di file musicali in mp3, da macchina fotografica digitale…

In quest’ottica la Business Key è stata dotata, oltre quanto necessario per la firma digitale e per l’accesso autenticato ai servizi online, anche di altre funzionalità:

–       la possibilità di conservare e aggiornare in tempo reale i documenti della propria impresa (Visura, Statuto, Bilancio …)

–       la possibilità di memorizzare con un sistema cifrato tutte le password di accesso ai siti Internet che utilizziamo (in questo modo bisogna tenere a mente solo il PIN della Business Key invece di numerose password) – anche in questo caso si tratta di un’operazione di “semplificazione”, in pratica veniamo ad avere un unico accesso personalizzato a tutti i siti protetti che ci interessano;

–       la possibilità di creare sulla stessa chiave un’area protetta da crittografia nella quale conservare in modo sicuro file digitali;

–       la possibilità di caricare sulla Business Key una serie di programmi utili in versione “portable”, cioè attivi sulla chiave stessa senza necessità di installazione su computer.

Le caratteristiche di portabilità, di multifunzionalità e di semplicità (compreso il fatto che la chiave USB sia un dispositivo già popolare) proprie della Business Key promettono di farne uno strumento di forte rilancio e diffusione della digitalizzazione dei servizi e del dialogo tra imprese/cittadini e Pubblica Amministrazione.

Un’ulteriore possibilità che uno strumento come la Business Key apre è quella di includere tra le altre “utilità” anche strumenti di formazione e supporto alla pratica, che il cittadino possa portare sempre con sé per utilizzarli quando servono: ne è un esempio il modulo formativo, già installato sulla Business Key, che aiuterà il cittadino a prendere subito confidenza con il dispositivo e a risolvere qualsiasi dubbio relativo alle modalità di utilizzo.

 

Fonti

Il sito di InfoCamere dedicato alla Business Key

http://www.businesskey.it/index.html

Data: 2007

Lingua: italiano

Formato: html

 

“Business Key contro la burocrazia” di Pierangelo Maurizio

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=183243

Data: 2007

Lingua: italiano

Formato: html

 

“Business Key, passepartout per documenti digitali” di Michela Di Carlo

http://www.datamanager.it/articoli.php?idricercato=20442

Data: 2007

Lingua: italiano

Formato: html